COWBOY BEBOP. (Kauboi bibappu - 1998)
(serie d'animazione)
Regia di: Shinichiro Watanabe
Sceneggiatura di: Akihiko Inari, Sadayuki Murai, Keiko Nobumoto, Dai Sato, Shinichiro Watanabe, Ryota Yamaguchi, Michiko Yokote
Creato da: Hajime Yatate
Prodotto da: Kazuhiko Ikeguchi, Haruyo Kanesaku, Yutaka Maseba, Masahiko Minami
Produzione: Bandai Visual, Sunrise Inc., ZRO Limited Production
Animazioni: Sunrise Inc.
Episodi: 26 da 25' - 1 stagione
EDIZIONE ITALIANA: ShinVision
Hajime Yatate, Shinichiro Watanabe e Yoko Kanno sono solo alcuni dei nomi più importanti messi insieme dalla Sunrise e dalla Bandai Visual per la realizzazione di un progetto ambizioso, già a partire dal nome: Cowboy Bebop, una serie animata che porta originalità nella lunga storia dell'animazione nipponica. Yatate è uno dei nomi legati alle mitiche serie "Mobile Suit Gundam" (dal 1981) a "Escaflowne" (1996) fino ad approdare a "Cowboy Bebop" e a "Cowboy Bebop: Il Film" (2001). Yoko Kanno è, senza ombra di dubbio, la migliore compositrici del mondo dell'animazione nipponica. Le sue musiche sono il complemento perfetto per ogni storia. Di Watanabe è superfluo ogni commento. Ecco dunque la nascita di Spike, Jet, Faye ed Ed: nomi che rimarranno a lungo nella memoria di appassionati e non.
I 26 episodi della serie girano intorno ad una storia di fondo apparentemente semplice, che inizia con l'incontro di tutti i personaggi e prosegue con il racconto delle loro avventure. Ma ogni episodio racconta una storia a se stante e solo poche proseguono per due episodi. Jet è un ex poliziotto tradito da altri colleghi in divisa mentre Spike è un ex affiliato alla mafia di Marte. Insieme si ritrovano sulla Bebop nella nuova veste di cacciatori di taglie. Nei primi episodi entrano in scena, e si trasferiscono in pianta stabile sull'astronave Bebop, Faye e Ed, il tutto per la gioia del padrone di casa: Jet. Faye è una "femme fatale" ma anche lei cacciatrice di taglie, ingorda di soldi. Ed invece è una giovanissima hacker, in grado di scovare e introdursi in qualsiasi aggeggio funzioni tramite energia elettrica. Ecco così il quartetto; aggiungete viaggi interstellari, arti marziali, belle donne, una bella spruzzata di pallottole e condite il tutto con sottofondi jazz a piacere.
Come prima accennato tutti gli episodi (o quasi) sono fini a se stessi ma portano, dall'inizio alla fine, sassolini verso un unico torrente: il passato che aleggia sulle teste dei singoli personaggi. Alle storie si aggiungono anche i cattivi, crudeli e impassibili personaggi che compaiono per un solo episodio o la cui presenza persiste fino alla fine della serie. La scrittura è geniale. Un mix di azione e avventura su sottofondo jazz, il tutto proiettato su un futuro molto lontano in cui si ritrovano tracce di umanità in giro per l'universo, senza alcuna traccia di quella vita aliena tanto estremizzata in altre storie. Lo script di ogni episodio scorre liscio ma si intensifica certamente in quelli in cui vengono fuori tracce mnemoniche legate al passato dei personaggi principali. La direzione è spettacolare; Watanabe è un maestro davanti e dietro ogni disegno. La camera virtuale porta lo spettatore all'interno dell'azione, all'inseguimento di ogni proiettile ma descrive minuziosamente anche ogni stato d'animo dei personaggi presenti sullo schermo.
Il disegno e le animazioni sono una garanzia Sunrise. Anche la Bandai ha un occhio lungimirante e lo testimonia producendo sempre opere di ottimo livello. Il disegno è estremamente preciso, dai personaggi, sempre ben disegnati anche se inquadrati in lontananza, fino ai fondali sempre ricchi di particolari, il tutto visto sotto una fotografia molto attenta. Ad aiutare tutto interviene anche la computer grafica con modelli tridimensionali sempre ben inseriti tra i disegni tradizionali. Le animazioni
sono fluide a livelli altissimi per una serie animata, sia quelle che vedono protagonisti i personaggi sia quelle delle macchine, le astronavi e tutti gli altri mezzi, nel gergo: mecha design. Un occhio particolare viene rivolto ai personaggi. Spike ha spunti riconducibili a Bruce Lee nelle movenze (le mosse di Jeet Kune Do) e ad Arsenio Lupin III per il disegno (giacca, gambe e piedi, mentre le sigarette sono un omaggio a Jigen). Tra l'altro l'incontro con Abdul Hakim nel secondo episodio è un omaggio all'indimenticabile sfida tra Bruce Lee e Kareem Abdul-Jabar (1978). Ultimo ma non meno importante il reparto sonoro. Yoko Kanno crea delle splendide musiche e porta con le sue note intrise di jazz, ma anche di rock, ballate lente e ritmi elettronici sostenuti, un notevole apporto alle storie. Un opera d'arte senza ombra di dubbio.
Ma "Cowboy Bebop" omaggia il mondo musicale già a partire dai nomi di ogni singolo episodio: tra i maggiori possiamo ricordare "Honky Tonk Women" e "Sympathy for the Devil" dei Rolling Stone, "Toys in the Attic" degli Aerosmith, "Bohemian Rhapsody" dei Queen, "My Funny Valentine" di Frank Sinatra, "Hard Luck Woman" dei Kiss e tanti altri. Ma troviamo anche omaggi al mondo del cinema, come nell'episodio 11 (Toys in the Attic), chiaramente ispirato ad "Aliens" (1986), o al numero di capsula criogenica da cui si è risvegliata Faye (NCC-1701-B) ispirata alla nave Enterprise di Star Trek, fino al personaggio Decker dell'episodio 7 (Heavy Metal Queen) tratto dal film Blade Runner (1982). Lupin III, già prima nominato, è anche avuto un piccolo cameo nella serie. L'episodio è il numero 15 (My Funny Valentine) in cui è possible notare il celebre ladro passare con la sua 500 gialla.
Tante volte si fa riferimento a "tre anni fa", frase spesso pronunciata nella serie. Questo riferimento temporale lega insieme tutti i personaggi, infatti "tre anni fa" è il tempo trascorso da quando Spike e Jet sono diventati partner nel lavoro di cacciatori di taglie, ma anche tre anni da quando Faye si è svegliata dal suo sonno criogenico e tre anni da quando Ed ha lasciato l'orfanotrofio. E proprio su quest'ultima aleggia sempre l'enigma maschio - femmina. Nell'episodio 24 (Hard Luck Woman) compare il padre di Ed che chiama il figlio/a Ed Francoise, ma anche lui non ricordandone il sesso. Anche l'ingresso del personaggio di Ed in scena non era certamente molto programmato. Nell'episodio 5 (Ballad of Fallen Angels) due ragazzi vengono sorpresi a rubare pornografia e proprio in uno di essi è possibile riconoscere il giovane Ed.
In definitiva ho soltanto giudizi più che positivi sull'intero progetto. Non si assiste tutti i giorni a queste realizzazioni. Un ottimo connubio tra script, regia e musiche su tutti e anche un lato visivo molto ben realizzato hanno dato lustro a questo prodotto. Ma basta già l'originalità del concept a sbaragliare la concorrenza. Non ho mai avuto tanto piacere nel vedere e rivedere un episodio di questa serie e penso non sia soltanto un mio giudizio. Non posso concludere senza aver menzionato il superbo lavoro svolto dai doppiatori: un lavoro svolto con cura e intensità di interpretazione. Consigliata dunque la visione di tutti e 26 gli episodi e anche del "mega episodio" quale il capolavoro disegnato dallo Studio Bones "Cowboy Bebop: Il Film". La serie è arrivata in Italia appena dopo un anno dalla sua uscita in patria e sotto le ali della Dynit, ma il titolo adesso fa parte della sempre più grande scuderia ShinVision. Le versioni uscite sono in VHS e in DVD di ottima qualità, video nel classico formato 4:3 e audio con codifica Dolby. Di ultima pubblicazione la "complete edition" in cui tutta la serie trova posto in 4 DVD.
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(Kauboi bibappu - 1998)
(serie d'animazione)
Regia di:
Shinichiro Watanabe
Sceneggiatura di:
Akihiko Inari, Sadayuki Murai, Keiko Nobumoto, Dai Sato, Shinichiro Watanabe, Ryota Yamaguchi, Michiko Yokote
Creato da:
Hajime Yatate
Prodotto da:
Kazuhiko Ikeguchi, Haruyo Kanesaku, Yutaka Maseba, Masahiko Minami
Produzione:
Bandai Visual, Sunrise Inc., ZRO Limited Production
Animazioni:
Sunrise Inc.
Episodi:
26 da 25' - 1 stagione
EDIZIONE ITALIANA:
ShinVision
Hajime Yatate, Shinichiro Watanabe e Yoko Kanno sono solo alcuni dei nomi più importanti messi insieme dalla Sunrise e dalla Bandai Visual per la realizzazione di un progetto ambizioso, già a partire dal nome: Cowboy Bebop, una serie animata che porta originalità nella lunga storia dell'animazione nipponica. Yatate è uno dei nomi legati alle mitiche serie "Mobile Suit Gundam" (dal 1981) a "Escaflowne" (1996) fino ad approdare a "Cowboy Bebop" e a "Cowboy Bebop: Il Film" (2001). Yoko Kanno è, senza ombra di dubbio, la migliore compositrici del mondo dell'animazione nipponica. Le sue musiche sono il complemento perfetto per ogni storia. Di Watanabe è superfluo ogni commento. Ecco dunque la nascita di Spike, Jet, Faye ed Ed: nomi che rimarranno a lungo nella memoria di appassionati e non.
I 26 episodi della serie girano intorno ad una storia di fondo apparentemente semplice, che inizia con l'incontro di tutti i personaggi e prosegue con il racconto delle loro avventure. Ma ogni episodio racconta una storia a se stante e solo poche proseguono per due episodi. Jet è un ex poliziotto tradito da altri colleghi in divisa mentre Spike è un ex affiliato alla mafia di Marte. Insieme si ritrovano sulla Bebop nella nuova veste di cacciatori di taglie. Nei primi episodi entrano in scena, e si trasferiscono in pianta stabile sull'astronave Bebop, Faye e Ed, il tutto per la gioia del padrone di casa: Jet. Faye è una "femme fatale" ma anche lei cacciatrice di taglie, ingorda di soldi. Ed invece è una giovanissima hacker, in grado di scovare e introdursi in qualsiasi aggeggio funzioni tramite energia elettrica. Ecco così il quartetto; aggiungete viaggi interstellari, arti marziali, belle donne, una bella spruzzata di pallottole e condite il tutto con sottofondi jazz a piacere.
Come prima accennato tutti gli episodi (o quasi) sono fini a se stessi ma portano, dall'inizio alla fine, sassolini verso un unico torrente: il passato che aleggia sulle teste dei singoli personaggi. Alle storie si aggiungono anche i cattivi, crudeli e impassibili personaggi che compaiono per un solo episodio o la cui presenza persiste fino alla fine della serie. La scrittura è geniale. Un mix di azione e avventura su sottofondo jazz, il tutto proiettato su un futuro molto lontano in cui si ritrovano tracce di umanità in giro per l'universo, senza alcuna traccia di quella vita aliena tanto estremizzata in altre storie. Lo script di ogni episodio scorre liscio ma si intensifica certamente in quelli in cui vengono fuori tracce mnemoniche legate al passato dei personaggi principali. La direzione è spettacolare; Watanabe è un maestro davanti e dietro ogni disegno. La camera virtuale porta lo spettatore all'interno dell'azione, all'inseguimento di ogni proiettile ma descrive minuziosamente anche ogni stato d'animo dei personaggi presenti sullo schermo.
Il disegno e le animazioni sono una garanzia Sunrise. Anche la Bandai ha un occhio lungimirante e lo testimonia producendo sempre opere di ottimo livello. Il disegno è estremamente preciso, dai personaggi, sempre ben disegnati anche se inquadrati in lontananza, fino ai fondali sempre ricchi di particolari, il tutto visto sotto una fotografia molto attenta. Ad aiutare tutto interviene anche la computer grafica con modelli tridimensionali sempre ben inseriti tra i disegni tradizionali. Le animazioni
sono fluide a livelli altissimi per una serie animata, sia quelle che vedono protagonisti i personaggi sia quelle delle macchine, le astronavi e tutti gli altri mezzi, nel gergo: mecha design. Un occhio particolare viene rivolto ai personaggi. Spike ha spunti riconducibili a Bruce Lee nelle movenze (le mosse di Jeet Kune Do) e ad Arsenio Lupin III per il disegno (giacca, gambe e piedi, mentre le sigarette sono un omaggio a Jigen). Tra l'altro l'incontro con Abdul Hakim nel secondo episodio è un omaggio all'indimenticabile sfida tra Bruce Lee e Kareem Abdul-Jabar (1978). Ultimo ma non meno importante il reparto sonoro. Yoko Kanno crea delle splendide musiche e porta con le sue note intrise di jazz, ma anche di rock, ballate lente e ritmi elettronici sostenuti, un notevole apporto alle storie. Un opera d'arte senza ombra di dubbio.
Ma "Cowboy Bebop" omaggia il mondo musicale già a partire dai nomi di ogni singolo episodio: tra i maggiori possiamo ricordare "Honky Tonk Women" e "Sympathy for the Devil" dei Rolling Stone, "Toys in the Attic" degli Aerosmith, "Bohemian Rhapsody" dei Queen, "My Funny Valentine" di Frank Sinatra, "Hard Luck Woman" dei Kiss e tanti altri. Ma troviamo anche omaggi al mondo del cinema, come nell'episodio 11 (Toys in the Attic), chiaramente ispirato ad "Aliens" (1986), o al numero di capsula criogenica da cui si è risvegliata Faye (NCC-1701-B) ispirata alla nave Enterprise di Star Trek, fino al personaggio Decker dell'episodio 7 (Heavy Metal Queen) tratto dal film Blade Runner (1982). Lupin III, già prima nominato, è anche avuto un piccolo cameo nella serie. L'episodio è il numero 15 (My Funny Valentine) in cui è possible notare il celebre ladro passare con la sua 500 gialla.
Tante volte si fa riferimento a "tre anni fa", frase spesso pronunciata nella serie. Questo riferimento temporale lega insieme tutti i personaggi, infatti "tre anni fa" è il tempo trascorso da quando Spike e Jet sono diventati partner nel lavoro di cacciatori di taglie, ma anche tre anni da quando Faye si è svegliata dal suo sonno criogenico e tre anni da quando Ed ha lasciato l'orfanotrofio. E proprio su quest'ultima aleggia sempre l'enigma maschio - femmina. Nell'episodio 24 (Hard Luck Woman) compare il padre di Ed che chiama il figlio/a Ed Francoise, ma anche lui non ricordandone il sesso. Anche l'ingresso del personaggio di Ed in scena non era certamente molto programmato. Nell'episodio 5 (Ballad of Fallen Angels) due ragazzi vengono sorpresi a rubare pornografia e proprio in uno di essi è possibile riconoscere il giovane Ed.
In definitiva ho soltanto giudizi più che positivi sull'intero progetto. Non si assiste tutti i giorni a queste realizzazioni. Un ottimo connubio tra script, regia e musiche su tutti e anche un lato visivo molto ben realizzato hanno dato lustro a questo prodotto. Ma basta già l'originalità del concept a sbaragliare la concorrenza. Non ho mai avuto tanto piacere nel vedere e rivedere un episodio di questa serie e penso non sia soltanto un mio giudizio. Non posso concludere senza aver menzionato il superbo lavoro svolto dai doppiatori: un lavoro svolto con cura e intensità di interpretazione. Consigliata dunque la visione di tutti e 26 gli episodi e anche del "mega episodio" quale il capolavoro disegnato dallo Studio Bones "Cowboy Bebop: Il Film". La serie è arrivata in Italia appena dopo un anno dalla sua uscita in patria e sotto le ali della Dynit, ma il titolo adesso fa parte della sempre più grande scuderia ShinVision. Le versioni uscite sono in VHS e in DVD di ottima qualità, video nel classico formato 4:3 e audio con codifica Dolby. Di ultima pubblicazione la "complete edition" in cui tutta la serie trova posto in 4 DVD.